Da quella prima ricetta del ferrogallico, da quel 2017, ne è passato di inchiostro sotto i ponti. Ho studiato, ho imparato, ho scoperto, ho chiesto, ho condiviso, ho sperimentato, negli anni. Se rileggo oggi come componevo l’inchiostro ferrogallico sette anni fa, sorrido pensando a quanti litri di liquido nero indelebile sono serviti per arrivare a una formulazione della ricetta del ferrogallico che ormai posso considerare stabile, se non definitiva.

Una nuova versione dell’inchiostro ferrogallico. Come ci sono arrivato

L’ingrediente principale sempre quello, le noci di galla di quercia. Questa stagione il raccolto è stato così ricco che, sul mio shop Etsy, allo stesso prezzo di prima, ne vendo 120g invece di 100; chi poi ne ha già comprate sa che le peso dopo averle confezionate e ho la mano pesante.
La reazione sempre la stessa, tra tannino e un sale metallico. Niente di nuovo sotto il cielo, da parecchi secoli.
Eppure, negli anni, ho scoperto che, ad esempio, macerare le galle nel vino invece che nell’acqua non è assurdo né nuovo; di nuovo, in una ricetta del ferrogallico che si tramanda e moltiplica da mille e passa anni, c’è poco; se non un fedele tradimento della storia, che rende il mio ferrogallico logico, come il Verdicchio della mia terra.
Poi, alle galle, nel secco ho iniziato ad aggiungere altri elementi, a volte per pura evocazione o poesia, altre, soprattutto, per i contributi tanninici, come con le cortecce e il melograno. A un certo punto ho addirittura eliminato le galle e realizzato un inchiostro ferro tannico con altri tannini, e la qualità è stata alta. Con alcuni appassionati che si divertono a fare i piccoli chimici come me ne abbiamo sperimentate tante, di ricette per inchiostri ferrogallici, senza galle. A farci da regia la sapiente guida del maestro Ernesto Casciato, uno dei maggiori esperti di inchiostri che ho incontrato, e col quale ho avuto occasione di confrontarmi e lavorare e, soprattutto, divertirmi, che senza divertirsi si impara poco e si produce anche meno.
Ho provato quindi, trascinato dal fuoco sacro della creazione, a ottenere un rosso vegetale. Qualcosa di buono è uscito dai fornelli, ma per il vermiglione che cerco e per averlo con coloranti naturali di origine vegetale o animale, cioè senza pigmenti né minerali, ancora c’è da lavorarci (e non sono solo in questo, come dicevo sopra siamo un bel gruppetto di squinternati che poco si cura della pulizia dei propri lavandini e della dita).
Errando da una ricetta all’altra ho scoperto lo scotano e con questo arbusto è stato amore a prima vista. Infine stabilizzato il ferrogallico esaltandone le caratteristiche (la resistenza all’acqua in primis). L’ultimo arrivato è il ferrogallico per penne stilografiche, ancora in fase di test ma ben promettente.
Insomma, il percorso per arrivare a una buona ricetta del ferrogallico non è stato proprio breve, e di sicuro questa ricetta non sarà l’ultima, ma per adesso ho qualcosa di buono in mano e non mi sembra il caso di tenerlo per me.

Ricetta del ferrogallico 2024

INGREDIENTI

(per ottenere circa mezzo litro di inchiostro)

  • Noci di galla di quercia: 70g
  • Foglie secche di scotano: 20g
  • Cupole di ghiande, corteccia di quercia, bucce secche di melograno (ingredienti tanninici opzionali): 10g
  • Acqua piovana o demineralizzata: 1,5l
  • Solfato di ferro: 70g
  • Vino rosso: 200ml
  • Miele: 30g
  • Zucchero: un cucchiaino
  • Olio essenziale di lavanda (un paio di gocce)
  • Chiodi di garofano (un paio)
PROCEDIMENTO

Ridurre grossolanamente in frammenti di noci di galla di quercia con un martello o in un mortaio o con un semplice schiaccianoci, e lasciarle macerare nell’acqua, assieme allo scotano e agli altri ingredienti tanninici, per quattro giorni e quattro notti, possibilmente al sole; l’obiettivo è farlo diminuire di un quarto del suo volume.
Bollire a fuoco moderato il liquido e concentrarlo, quindi lasciarlo freddare. Sciogliere il solfato di ferro nel vino tiepido e versarlo nel liquido. Mescolare bene e frequentemente per un’ora. Filtrare sottile attraverso un colino dalle maglie strette.
Lasciare riposare per uno o due giorni, lasciando aperto il recipiente, avendo cura di mescolare diverse volte al giorno.
Bollire nuovamente il liquido per qualche minuto (il tempo di tre Pater Noster, lasciar freddare e versare miele e zucchero, quindi filtrare con un panno di cotone (o scampoli di vecchie T-shirt).
Chiudere in un barattolo o bottiglia di vetro olio essenziale di lavanda e chiodi di garofano. Conservare chiuso, al chiuso e al buio. Dopo due mesi filtrare sottile nuovamente.

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