La scrittura dei bambini non è ambito di studio di un calligrafo, ma di un maestro; e non un maestro calligrafo: ci sono figure professionali formate per insegnare a scrivere ai bambini che rispetto e conosco bene. Ma con questi esperti di formazione ed educazione, le maestre della scuola elementare, per capirci e usare un linguaggio comprensibile a chi ha almeno la mia età, collaboro spesso su questo versante, quello della scrittura dei bambini, anche in termini di insegnamento.
Eravamo appena usciti dalla prima ondata pandemica quando, a Pioraco, decisi di sperimentare un piccolo laboratorio di scrittura – non per forza bella – con i bambini e ci divertimmo a disegnare le lettere al Museo della carta. Un’esperienza incoraggiante che, la scorsa estate, nel corso del progetto Pioraco Città della Carta abbiamo deciso di riproporre e abbiamo fatto bene, considerati la partecipazione e i risultati. Nel frattempo, altre esperienze tra penne e manine e aste e cerchietti si sono rincorse, tanto che un po’ di esperienza sul campo ormai l’ho accumulata su come – o meglio, su cosa – insegnare a scrivere ai bambini.

Scrittura dei bambini a scuola. Pioraco e Fiuminata

Tanto che sul finire dello scorso anno scolastico ho fatto il mio ingresso in classe. Classe prima, nello specifico; scuola dell’infanzia. La classe del mio figlio maggiore, dove già sapevano scrivere, per cui non avrebbe avuto senso inserirmi in uno schema già consolidato (quello insegnato loro dalla bravissime maestre che hanno) e ho pensato a un paio d’ore più esperienziali. Il risultato è che ci siamo divertiti, abbiamo giocato, sperimentato e anche consolidato qualche concetto di scrittura, come scusa per migliorare postura e prensione, e quando il comprensivo Strampelli di Castelraimondo (MC), che ha plessi di scuola primaria anche a Pioraco e Fiuminata, mi ha chiesto di replicare l’esperienza ho risposto di sì con entusiasmo.
Siamo in montagna, Pioraco chi mi segue lo conoscerà bene, Fiuminata è il comune successivo risalendo il fiume Potenza (che nasce lì), al confine con l’Umbria. La scuola è in mezzo al bosco, tra cerbiatti e cinghiali (e lupi, a volte) che i bambini salutano dalle finestre. Parliamo di territori ad elevato tasso di spopolamento, che dopo il sisma del 2016 hanno perso centinaia di abitanti (soprattutto giovani) e con la pandemia hanno avuto il colpo di grazia (soprattutto vecchi). In questo istituto le classi sono aggregate e dalla prima alla quinta non si raggiungono cinquanta bambini in tutto.
Eppure, se guardiamo la scrittura dei bambini, quelli di prima sanno già scrivere in corsivo fluente e leggono lo stampato senza problemi. E in quanto alla prensione, poco o niente da dire: se la capacità di contrastare disgrafie è direttamente proporzionale all’attività motoria e manuale, nei più piccoli, qua dove la modernità arriva sempre un po’ in ritardo i bambini giocano ancora per strada. Ecco spiegate un paio di cose.

Lettere maiuscole, penne e inchiostro

Comunque, in queste piccole “lezioni” a Pioraco e Fiuminata, nel corso di gennaio 2024, abbiamo ripassato l’alfabeto maiuscolo stampato. Vuoi per la semplicità di lettura, vuoi per la familiarità, vuoi perché è il primo che si apprende; ma in fin dei conti l’alfabeto è poco più di una scusa. Lo uso per concentrarmi su come i bimbi tengono la penna, su come stanno seduti, su come organizzano lo spazio di lavoro, su come seguono le linee, su come disegnano l’andamento delle lettere, su come respirano tra e nei tratti. I giochini, fisici, di equilibrio e forza cui li sottopongo li fanno sempre impazzire. Poi certo, già che ci siamo le lettere eseguiamole come si deve, con il corretto ductus, con le giuste proporzioni, richiamando in ognuna di esse quadrato cerchio e dimensioni della costruzione romana. Ma anche, e soprattutto, sciogliendo le righe, alterando le forme, disegnando lettere dentro cuori e onde e ignorando ogni ordine. Oggi è un gioco, domani sarà lettering.
Pur sempre di bambini parliamo, quindi dopo il lavoro ho proposto, per chiudere l’incontro (ne ho tenuti tre, uno per plesso), un momento di gioco. Per loro, il gioco è una cosa serissima. Quindi, ho tirato fuori dal cilindro la penna d’oca, l’ho temperata e l’ho messa in mano a ognuno di loro. Un bicchierino di ferrogallico e giù a sporcarsi le mani. E i fogli, e i banchi, e i pavimenti. Scrittura dei bambini è anche questo, macchie e sgorbi; che sono sgorbi solo se in quelle forme cerchiamo la lettera. Ma era davvero una lettera che voleva fare?

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