Nel baratto credo da sempre. Un po’ perché chi di monete ne ha poche come me da sempre cerca alternative, un po’ perché questa forma di scambio mi ha regalato, negli anni, belle sorprese e ricordi intensi.

Per quello che è il mio lavoro, quello vero, che fa riferimento a web marketing, web design e copywriting, gestisco e promuovo diversi siti web come questo, relativi a calligrafia e bella scrittura. Questo genera una mole di contatti – e richieste – che, per questioni geografiche e logistiche o anche solo organizzative nonché per ragioni imperscrutabili, non sempre riesco a gestire. E allora inoltro le richieste a chi fa questo lavoro (la calligrafia, non lo sviluppo web).

Mi è sempre piaciuta questa cosa, di mettere in contatto sconosciuti con altri sconosciuti, in base a quelle che sono le preferenze che mi sono fatto su qualcuno in base ai suoi lavori o anche solo a simpatie che non so spiegarmi né mi interessa farlo. Poi, chiaramente, spesso consiglio amici o professionisti che stimo o con cui ho avuto a che fare di persona, ma a volte no.

In questo ambiente, per quanto esistano tutti i problemi di ogni ambiente lavorativo, o anche solo di ogni ambiente popolato da umani, è facile incontrare rispetto e gratitudine. Più facile che altrove, almeno. Sarà per la sensibilità che chi scrive sviluppa, o perché il genere femminile la fa da padrone, o solo una fortunata serie di combinazioni nella quale mi sono imbattuto, ma ho quasi sempre avuto a che fare belle persone, qua dentro.

Il baratto. Scambiarsi cose belle senza moneta

Mi è capitato, in queste esperienze di baratto, chi mi ha scritto il nome in Spencerian per ringraziarmi di qualche consulenza tecnica, chi mi ha regalato libri per averla segnalata a chi cercava corsi di calligrafia e chi mi ha lasciato in dono i suoi strumenti di scrittura in cambio dei miei.

Quello del baratto, dello scambio di oggetti senza moneta, è da sempre la mia transazione economica preferita. Ciò che è vissuto nelle mie mani ricomincia una nuova vita nelle tue. Indosso ancora tee shirt altrui degli anni Novanta fiducioso che le mie circolino indosso a loro. Colleziono frecce, spade in legno, pezzi di armatura, scarselle, ammenicoli e tutta una serie di oggetti medievali che mi hanno dato in cambio di piccole scritte calligrafiche che regalavo ai vicini di banco ogni volta che un mercato storico terminava.

Per chi frequenta le numerose community di calligrafia in internet è naturale, a un certo punto, uscire dalla rete ed iniziare a scambiarsi doni e pensieri fisicamente. Ce ne sono eccome di occasioni per farlo, nel virtuale e nel reale. Ma per me che bazzico poco quei luoghi è una notizia ricevere un pensiero da chi, al di fuori di internet, non ho mai conosciuto.

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Alexandra Spiniello. Una mano calli-GRAFICA

Alexandra Spiniello non la conosco, non di persona almeno. Frequentando però nel tempo più o meno le stesse community, appassionandoci alle stesse attività – parlo di calligrafia, naturalmente – capita di imbattersi frequentemente anche negli stessi nomi. O perché particolarmente attivi nel settore, o perché particolarmente stimati.

Il nome di Alexandra Spiniello l’ho incontrato così, negli anni, per entrambi questi motivi. Sia il nome proprio che quello del suo progetto Calli-GRAFICA, servizi di calligrafia, grafica, progettazione, illustrazione e decori.

Mi colpì la qualità dei suoi lavori, ma soprattutto la varietà, e l’originalità. Poi anche l’area geografica: la Basilicata, terra che ho avuto un paio di volte la fortuna di attraversare ma che non è proprio la prima a comparire quando si parla di calligrafia in Italia (dove i megafoni maggiori sono gli eventi, le manifestazioni, i corsi).

Quando mi chiesero di realizzare un certo lavoro di calligrafia, proprio da quelle parti, consigliai lei senza conoscerla. Quello che realizzava mi piaceva, bastava questo per convincermi.
E anche Alexandra Spiniello mi ha ringraziato per il pensiero che ho avuto per lei. Ha inciso un bicchiere di vetro col mio nome. Un oggetto delizioso, di cui farò bella mostra non appena riusciremo a tornare nelle piazze a scrivere. Ma soprattutto un gesto di riconoscenza che, ogni tanto, mi fa un po’ ricredere sul genere umano. Perché, ogni venti lavori che passo, almeno uno mi dice grazie.

E questo, di grazie, da una sconosciuta, mi ha fatto davvero piacere. Perché non era dovuto, non avevo fatto niente di che e non avrei mai saputo come sarebbe andata a finire, invece Alexandra mi ha cercato e mi ha voluto regalare quest’oggetto fatto con le sue mani. A questo punto cercherò di sdebitarmi a mia volta. E il cerchio continua a girare.

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