Italic Letters è un gran bel manuale di calligrafia.
Diffido dai manuali che vogliono insegnarti dieci stili calligrafici differenti in poche pagine. Certo, abbiamo iniziato tutti da lì e la fame di apprenderli uno dopo l’altro ci ha fatto entrare a piè pari nel mondo della calligrafia con una visione d’insieme. Ma poi ognuno ha trovato la sua strada, e da quel momento avrà preferito studiare su manuali monografici. La mia è vocazione è stata l’italico, fin dal primo corso di calligrafia frequentato tanti anni fa.

Ho trovato Italic Letters, Calligraphy and Handwriting, manuale di calligrafia Cancelleresca di Barbara Getty e Inga Dubay del 1984 e l’ho apprezzato tanto da fargli meritare una condivisione su queste pagine. Un manuale made in USA che illustra “solo” l’italico, ma lo fa in maniera approfondita. Richiede tempo e pazienza per essere seguito come le autrici suggeriscono, ma è un vero e proprio corso di calligrafia in differita.

Una monografia che metterei sullo stesso piano di Medieval calligraphy di Marc Drogin per le mani gotiche o, su un altro livello, i Quaderni di calligrafia di Kellerman; o Pen Lettering di Ann Camp o i Corsi di Calligrafia di Barbara Calzolari e Alessandro Salice per la punta sottile e pochi altri begli esempi di manuale di calligrafia.

Ho imparato da questo manuale di lettere italiche qualcosa anch’io, che studio Italico da quindici anni e so bene quanto un punto di arrivo, nella pratica della calligrafia, per fortuna, non esista. Ad esempio i due gradi calligrafici che si misurano nell’intradosso (io propongo la ratio di due terzi larghezza/altezza, o l’equivalenza crenatura intradosso, ma un metodo in più è sempre meglio di uno in meno); o i tre tap dell’indice sul tavolo per allentare la fatica.
Ma soprattutto ho apprezzato e prenderò sicuramente in prestito la suddivisione – forse anche esagerata ma a ben vedere puntuale e utile per schematizzare questo sistema – tra Basic italic (bastone), Formal italic (graziato), Cancelleresca (italico fiorito) e Corsivo (italico legato).

Certo, parliamo pur sempre di un manuale americano, che a noi che il Rinascimento lo troviamo in ogni angolo e nemmeno lo notiamo più può sembrare a tratti offra una versione un po’ semplificata, come molte cose oltreoceano: i gradi calligrafici 5-5-5 (li abbiamo misurati con Anna Ronchi i nostri quattro cinque quattro dell’Arrighi); l’ignorare lo scheletro della forma delle lettere; non considerare il ritracciamenti; disegnare le lettere un po’ ingessate…
Tuttavia, noi in Italia forse andiamo anche troppo sul sottile e se c’è una cosa buona che hanno gli americani è la soluzione vincente, rapida ed efficace come questo manuale che oltretutto è il primo che vedo made in Usa che offre un’alternativa all’american business writing o al metodo Palmer per la scrittura quotidiana e addirittura per la scuola. E in tutto questo, siamo negli anni Ottanta, non dimentichiamolo.

Italic Letters, buoni consigli e un valore aggiunto

Tra i punti di forza, le fioriture della cancelleresca, che sono oneste, non grossolane come molti manuali che si auto replicano senza molti fondamenti: Dubai e Getty riportano l’Arrighi, il Palatino, il Tagliente e ricalcano le forme delle fioriture. Può sembrare scontato, ma un metodo scientifico questo deve fare.
Un altro buon consiglio del manuale Italic Letters è non incaponirsi con paginate di lettere, ma cercare di scrivere parole e frasi prima possibile. Le autrici danno esempi da imitare riportando in italico scritto a mano piccole schede paleografiche o di storia della scrittura, degli strumenti e dei materiali per unire l’utile al dilettevole.

Ma il vero valore aggiunto, introvabile nella maggior parte dei manuali di calligrafia – fatta eccezione per Edward Johnston e pochi altri classici – è la sezione sul design e l’impaginazione di testi. Non solo esempi, ma veri e propri how to: come impostare la sezione aurea, come dividere la pagina in colonne, come bilanciare i pesi del testo, come posizionarlo in pagina. Guardate che non si trovano facilmente tutte queste istruzioni tipografiche, se così vogliamo leggerle, in un manuale di calligrafia. E ogni calligrafo che non si limiti a scrivere un nome su un segnalibro fa tipografia, spesso senza nemmeno saperlo.

Ho apprezzato davvero questo manuale di calligrafia in corsivo italico, che dopo averne visti tanti considero immancabile nella biblioteca di un appassionato e uno strumento indispensabile per chi voglia apprendere l’italico.
Ah, poi “this book is handwritten“.

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