Le giornate FAI di primavera sono sempre un’ottima occasione per conoscere il patrimonio delle nostre terre, che spesso non conosciamo pur abitando il territorio.
Il 23 e 24 marzo 2024, a Matelica (MC), per la prima volta il FAI, Fondo per l’ambiente italiano, ha organizzato questa singolare manifestazione puntando le luci su luoghi e beni sconosciuti ai più, di un fascino fuori dal comune.

Matelica, il suo centro storico, le sue bellezze

Situata lungo l’alta vallata dell’Esino, l’unica orientata in verticale (sud-nord) di tutta la regione Marche, Matelica è nota per il Verdicchio ed Enrico Mattei, cresciuto e sepolto qui. In pochi conoscono però altre caratteristiche storico culturali che possiede ma non sempre valorizza. In occasione delle giornate FAI, alcune di queste sono state aperte al pubblico. Tra queste il Teatro Comunale, progettato da Giuseppe Piermarini (lo stesso architetto che realizzò la Scala di Milano), e le terme romane del II secolo d.C., situate proprio sotto il palcoscenico. Poi la Concattedrale di Santa Maria Assunta, con stanze solitamente non accessibili al pubblico, come la Sacrestia grande con il suo ornato ligneo del XVII secolo. E il cortile del monastero di clausura di Santa Maria Maddalena e una delle cantine storiche del Verdicchio DOC.

Pergamene e salteri in biblioteca

Ma soprattutto, nell’itinerario disegnato dal FAI a Matelica, si è potuta visitare la Biblioteca Comunale “Libero Bigiaretti”, che conserva diversi fondi librari di grande valore, tra cui il lascito dello scrittore matelicese Libero Bigiaretti. La biblioteca, che ha preso il nome dallo scrittore nel 1997, è nata dall’incameramento del patrimonio librario dei conventi dei frati cappuccini e francescani nella seconda metà del XIX secolo.

Tra i tesori della biblioteca, si trovano nell’archivio storico numerose pergamene storiche, quasi un migliaio, che rappresentano una parte importante del patrimonio culturale della città e fanno di questo archivio uno fra i più importanti delle Marche, per quantità e qualità di documenti conservati. Questi testi antichi sono una finestra sul passato e offrono una visione unica della storia locale e della vita quotidiana di epoche passate, missione che ogni archivio storico dovrebbe avere.
Dall’archivio storico di Matelica sono stati estratti e messi in mostra per queste giornate FAI interessanti documenti appena restaurati, una pergamena del 1282 dell’archivio segreto, una bolla papale di Clemente V, una pergamena di dieci metri con 16 pelli cucite, i salteri del convento di San Francesco e manoscritti liturgici miniati. Ma anche una lettera autografa di Gabriele D’Annunzio all’artista matelicese Diego Pettinelli.

Documenti interessanti e bellissimi, ma storicamente dal valore non enorme, dirà qualcuno. Non a torto: siamo pur sempre a Matelica, centro minore e per certi aspetti poco influente nella storia. Ma non dimentichiamo che un documento pergamenaceo, oggi conservato a Matelica (MC), attesta la produzione di carta bambagina a Fabriano già nel 1264. E che nel 1473 Bartolomeo Colonna Da Chio portò a Matelica (all’abbazia di Roti) la stampa a caratteri mobili, diffondendola tra Marche e Umbria nemmeno vent’anni dopo il Gutenberg. Le dimensioni non sempre contano, nella storia.

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