Il terremoto del 30 ottobre ha distrutto le nostre case, i nostri beni, i nostri sogni. Ora dobbiamo tornare a vivere e salvare l’anima dei luoghi colpiti, anche con lettura e scrittura

Già il terremoto del 24 agosto, che ha distrutto Amatrice, aveva fatto molti danni nel territorio appenninico dei Sibillini, tra Marche e Umbria. Tuttavia, pur se qua e là inagibili, nelle terre in cui vivo – quelle oggi circoscritte nel cratere sismico – eravamo rimasti in piedi anche se spaventati.

Sono nel cratere. La mia città natale è nel cratere, la città dove vivo è nel cratere, la mia storia e la mia famiglia sono nel cratere. Il 26 ottobre una doppietta sismica c’ha tolto il fiato e il sonno, l’equilibrio e le case e un pezzo di storia. Pensavamo di essere in salvo, dopo quel 24 agosto. Siamo invece ripiombati nel 1997, ma con un epicentro che non ha più smesso di tremare molto più vicino di allora e una somma di danni ancora incalcolabile. Tra i paesi di cui non è rimasta pietra su pietra che non sia stata diroccata, Visso e Castelsantangelo sul Nera, che tanto mi colpirono a fine luglio nel Torneo delle Guaite per la loro bellezza, così come li ho visti e apprezzati non esistono più. Il fiume Nera sgorga dall’asfalto, il monte Bove ha cambiato profilo. La terra si scuote macerie di dosso ogni giorno.

Ma se speravamo fosse finita, davvero finita, e iniziavamo già a guardare avanti per rialzarci, con il sisma 6.5 Richter alle 7.40 del 30 ottobre è morto un pezzo di tutti noi, ancora vivi ma attoniti e impotenti di fronte alle macerie delle nostre esistenze in una terra ferita.
La mia Sanseverino Marche è stata gravemente danneggiata, Camerino è un’unica spettrale zona rossa, Gagliole inavvicinabile, Tolentino sembra bombardata, Matelica ha centinaia di sfollati, me compreso: la terra in cui sono cresciuto, tutta intorno all’epicentro, oggi è in ginocchio e per quanto noi marchigiani appenninici possiamo essere duri e tenaci sarà difficilissimo rimettersi in piedi.

Lettura e scrittura, calligrafia e libri per rialzarci

Scrivere, così come ogni impegno teso recuperare la normalità delle nostre vite, potrebbe essere un aiuto a sopportare e superare questo momento drammatico. Per questo prima possibile, appena la terra troverà una pace anche solo temporanea e qualche struttura tornerà agibile là dove la terra ha urlato più forte, organizzerò un corso di calligrafia corsiva per noi terremotati e chiunque voglia trascorrere assieme qualche ora con la calma dei pennini.
Il costo sarà chiaramente molto popolare e le cifre raccolte confluiranno quasi integralmente in un progetto per ricostruire la biblioteca di Visso con libri raccolti per la popolazione vissana oggi sfollata lungo l’Adriatico, così desiderosa di tornare sui suoi Sibillini. Sarà un modesto ma per me importante contributo per svelare la bellezza e l’anima di luoghi che nessuna magnitudo può intaccare.

#FuturoInfinito, dopo il terremoto torneremo a casa

I luoghi colpiti dal sisma del 30 ottobre hanno perso gli abitanti, fortunatamente vivi ma sfollati lungo la costa, e buona parte del patrimonio storico artistico che faceva di Visso la perla dei Sibillini. Ricostruire in maniera solida e responsabile è la priorità, ma tenere unita la comunità è l’unica garanzia per salvare l’anima di queste terre appenniniche di unica bellezza e grande cuore.

Le ragazze della libreria Kindustria di Matelica, dalle frequenze di Fahrenheit Radio Tre, hanno lanciato #FuturoInfinito: un progetto per ricostruire un pezzo piccolo ma importante del patrimonio culturale di Visso, attraverso libri che diventeranno una biblioteca dapprima itinerante, poi stabile, che seguirà la comunità di Visso nel suo viaggio di ritorno verso il paese.
Per partecipare basta inviare libri di lettura per bambini o adulti a KINDUSTRIA – Viale Martiri della Libertà 65B, 62024 Matelica (MC). Sulla prima pagina va scritto FUTURO INFINITO e, se volete, un nome, un pensiero, una speranza, un sogno.

Si può salvare questa terra anche cercando di trasmettere vicinanza e armonia ai suoi abitanti, di sostituire nei loro vocabolari “terremoto” e “paura” con “sogno” e “coraggio”. Personalmente, ho recuperato dal pavimento della mia disastrata abitazione i libri che la scossa ha scaraventato a terra e decorato qualche frontespizio; sarebbe bello lo facessero in tanti, per rendere la biblioteca che cosrtuiremo una collezione di bella scrittura, oltre che di buona lettura.
Questi i pensieri consegnati a Sofia si veste sempre di nero di Paolo Cognetti, Il vecchio e il mare di Ernest Hemingway, Anna nella Jungla di Hugo Pratt, libri scelti pensando ai nostri conterranei vissani per ricordare loro che li aspettiamo, che torneremo tutti a casa, e lo faremo assieme.

Casa è dove hai lasciato il cuore.
Casa è dove riconosci armonia tra gli elementi anche se la terra trema.
Casa è dove sai che troverai la porta sempre aperta, anche se scappi da una vita.
Torneremo a casa.
Insieme. Restiamo uniti.

Quando la terra ha tremato abbiamo perso case, beni, storie.
Quando la terra ha tremato abbiamo capito cosa conta davvero nella vita, dopo esserci abbracciati in lacrime ma ancora vivi.
Quando la terra ha tremato abbiamo deciso che su questa terra dobbiamo tornare, su questa terra vogliamo vivere.
Ricostruiremo questa terra più bella di prima.

Un terremoto distrugge, case, chiese, scuole.
Non fa differenze e non guarda in faccia nessuno.
Noi abbiamo imparato a guardarci, abbiamo avuto paura ma ci siamo scoperti forti, decisi a tornare a casa per ricostruire tutto meglio di prima.
Insieme ce la faremo.
E non avremo più paura.

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