Oggi non si può parlare di Spencerian senza dire Michael Sull. Michael è un grande maestro. Nell’universo della calligrafia è una leggenda vivente. La storia della sua avventura decennale, per recuperare e far risorgere lo Spencerian, è affascinante da ascoltare ogni volta come la prima. La sua carriera di MasterPen un esempio per chiunque tenga in mano un penholder con l’intenzione di produrre qualcosa di vero.
Ma sono probabilmente l’umiltà, il sorriso e la gentilezza con cui si rivolge anche all’ultimo dei dilettanti che ha davanti nei suoi workshop di Spencerian che ne fanno un grande uomo, oltre l’insuperabile maestro qual è.

Michael Sull e il suo Spencerian a Fabriano, con l’Associazione calligrafica Ferrogallico e Barbara Calzolari, passando per Elmo Van Slingerland

Mi ritengo un privilegiato: per il secondo anno consecutivo, Michael Sull a Fabriano ha tenuto un lungo e intenso corso di calligrafia Spencerian. Io c’ero. Grazie all’Associazione calligrafica Ferrogallico, che ha organizzato questa unica data europea del Maestro, Michael è stato quattro giorni con noi al San Benedetto – complesso monumentale potente e perlopiù sprecato, quando non diversamente utilizzato – a insegnarci Spencerian Penmanship.

Anche quest’anno Barbara Calzolari è scesa fin nel cuore del nostro martoriato Appennino per seguire il suo maestro e aiutare noi comuni mortali a farlo. Dietro suo saggio consiglio, una settimana prima, in quel di Bologna, avevo trascorso un paio di giornate a studiare come rendere vivide le lettere dell’Italico con Elmo Van Slingerland, un altro gigante della calligrafia. Sono tornato a casa turbato da quell’esperienza, dove le cognizioni che credevo solide del mio Italico hanno vacillato di fronte al suo, per poi crollare dopo la resa all’evidenza che quello di Elmo è Italico, quello che mi hanno insegnato un’altra cosa, meno viva, meno vivida. «Segui gli insegnati veri, non quelli che ti piacciono», un altro dei saggi consigli che ho portato a casa da quell’esperienza.

Il passaggio, così ravvicinato, dall’Italico di Elmo allo Spencerian di Michael non mi è riuscito. La mia mano continua a considerare divertente la libertà dello Spencerian e rigorosa la formalità dell’Italico, propendendo per il secondo stile necessitando io di regole, anche se quest’affermazione andrebbe debitamente svolta e chi conosce i due corsivi sa di che parlo.
Ma un’immersione così intensa negli ovali dello Spencerian ornamentale, nelle curve ispirate dalla natura, nei movimenti armoniosi dei volteggi del flourishing, un segno alla volta, sono un’esperienza che vivere rende più ricchi. Come la bellezza dei sorrisi e il calore delle splendide compagne di corso che ho avuto.

Calligrafia, carta e inchiostri

Sintetizzare quattro giorni di Spencerian non è possibile in poche righe, e probabilmente nemmeno sarebbe utile o sensato farlo. Un workshop come questo va vissuto, con gli occhi e le mani, con i sensi, in presa diretta. Ho realizzato per l’occasione, in collaborazione con l’Associazione Ferrogallico, per i partecipanti al corso un inchiostro nero tannico; non è un gioco di parole, ho scelto di non fornire inchiostro ferrogallico, avevo bisogno di un inchiostro naturale limpido, senza residui, finissimo, molto filtrato, scorrevole, di quelli che tanto apprezza chi in punta sottile cerca tratti sottili come capelli. Un tentativo riuscito bene, apprezzato anche da Michael Sull che vi ha intinto i suoi Nikko per tutto il corso. Il benvenuto ai presenti a Fabriano l’ho invece dato con diversi fogli di carta fatta a mano, alla maniera fabrianese, dal Mastro Cartaio Federico Salvatori (Mastro Federico l’anno scorso realizzò la carta filigranata con il logo di Michael Sull, appositamente studiata e commissionata dal Maestro, che ben si ricordava di lui).

Gli insegnamenti di Michael Sull

In questi quattro giorni gli insegnamenti di Spencerian si sono accavallati con quelli di natura umana. Importanti entrambi, per chi vuol fare calligrafia vera e dare vita a una scrittura. Li raccolgo in ordine sparso, senza logica apparente se non quella di fermare alcuni concetti che mi hanno colpito a beneficio della mia memoria e dell’altrui fame.
«Se sapete fare una linea saprete farne una serie; un tratto alla volta. L’ovale è una forma che troviamo in natura, alla base dello Spencerian e la natura non è mai uguale, da qui la libertà che rende lo Spencerian speciale. Dobbiamo provare piacere, entusiasmo nella scrittura, godere di questa bellezza con naturalezza, scrivere con il ritmo con cui camminiamo per legare le lettere in maniera spontanea. Più importante dare un ritmo, armonizzare le proporzioni, piuttosto che concentrarsi sulla forma della lettera.
Mai una linea dritta, in natura non c’è niente di dritto. La pressione è un tocco, una commessa, non un segno continuo. Non siamo macchine, non dobbiamo pensare alle misure, ma ai rapporti tra loro; la natura non misura un bel nulla. Ogni linea crea il bordo di uno spazio vuoto. Ogni curva è parte di un ovale che dobbiamo avere negli occhi, perché le linee finiscono solo sulla carta, non finisce l’idea di linea che abbiamo in testa. Dobbiamo avere occhi nuovi per valutare l’insieme e non il singolo segno».

Le lettere devono andare oltre, oltre di noi, superarci, prendere vita; anche Barbara non perde occasione per spingermi a capire questo. La nostra scrittura deve essere intensa, appassionata, vivida. VERA. Se un segno avrà la nostra vita dentro ci rappresenterà, e conterrà significato. Senza capire – e applicare – questo, anche la migliore calligrafia al mondo sarà fredda, morta, meccanica.
E senza anima non c’è calligrafia.

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