Pantone è lo standard internazionale per la gestione e la classificazione dei colori. Cioè, capiamoci: Pantone Inc. è un’azienda statunitense leader al mondo nelle tecnologie per la grafica, che conosciamo tutti per la famosa mazzetta colori (Pantone Matching System). Inizialmente la mazzetta contava circa 1200 colori, che sono diventati poi più di tremila.

Dal 2000, il Pantone Color Institute dichiara un colore, uno di quelli della mazzetta, a ognuno dei quali è assegnato un codice, “Color of the Year“. Abbiamo avuto il fucsia, il rosso, il turchese, l’iris e il mimosa, lo smeraldo e il viola, il corallo per tutto il 2019 e quest’anno tocca al Classic Blue. Codice mazzetta colore Pantone 19-4052.

Quali motivazioni dietro questa scelta? Lo spiega il Pantone Color Institute sul suo sito: “Infondendo calma, fiducia e un senso di connessione, questa intramontabile tonalità di blu mette in evidenza il nostro desiderio di una base stabile e affidabile da cui partire mentre ci apprestiamo a varcare la soglia di una nuova era.
Sfumatura di blu intramontabile e senza tempo, PANTONE 19-4052 Classic Blue è elegante nella sua semplicità. Rievocando il cielo all’imbrunire, le qualità rassicuranti di questo colore stimolante mettono in evidenza il nostro desiderio di una base stabile da cui partire mentre ci apprestiamo a varcare la soglia di una nuova era.
Imprimendosi nella nostra mente come un colore rilassante, PANTONE 19-4052 Classic Blue offre rifugio e infonde nell’animo umano un senso di pace e tranquillità. Esso consente di rifocalizzare i nostri pensieri facilitando la concentrazione e fornendo un’eccellente chiarezza. Sfumatura di blu che invita alla riflessione, Classic Blue favorisce la resilienza.”

Pantone e la teoria dei colori (e la pratica)

Il colore è un fatto mentale. Non è che una sensazione. L’occhio umano percepisce circa dieci milioni di colori, che sulla carta sarebbe impossibile catalogare, ma Pantone ha fatto il possibile per avvicinarsi alla realtà cromatica utilizzabile con questa sua mazzetta.

Come ha fatto? Lo spiega bene Bruno Munari (Arte come mestiere, Laterza, Bari-Roma 2017): “Intanto occorre separare i colori dal bianco e dal nero che non sono colori ma luce e buio. Se prendiamo un colore, un foglio di carta verde, e lo guardiamo alla luce, è brillante, se ci allontaniamo verso una zona buia col foglio verde, noi lo vediamo scurire fino al punto di non vederlo più al buio assoluto”. Inoltre, e questo ci interessa quando facciamo calligrafia con carta e inchiostro, “ogni colore cambia secondo la materia sulla quale è fissato”. Perché, e lo dice Munari che di percezione ne sapeva di certo più di quanto ho studiato a lezione di semiotica all’Università, “è la natura della superficie, liscia o ruvida, a determinare queste varianti: liscia riflette la luce e il colore è più brillante, ruvida diventa opaca e il colore risulta più morbido. Sbaglia la signora Ada quando vuole il colore delle pareti del suo soggiorno uguale al velluto dei divani, perché il muro è liscio e il velluto è vellutato”.

Che siate calligrafi o designer o grafici, tenete a mente questo esempio per i vostri clienti migliori. Per tutto il resto, mentre moda e design non stanno perdendo tempo ad adeguarsi, pace e tranquillità a tutti con il Classic Blue.

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