Il mio sito di calligrafia mi ringhiava contro ogni volta che lo aprivo. Eravamo alle strette, il cambio di anno è stata l’occasione buona per venirci incontro. A inizio anno si fanno i buoni propositi, mi sono detto. Siamo però, ormai, alle porte di febbraio e San Silvestro è lontano, così come indietro sono rimasti molti buoni propositi che già a dicembre dello scorso anno avevo dedicato alla comunicazione di questo progetto, il sito di calligrafia bellascrittura.eu cui sto dietro e sopra e sotto da ormai più di un lustro.

Tra i buoni propositi, una nuova newsletter era il primo

newsletter sito di calligrafia

Cambiare il passo alla mia amatissima (da me, almeno) newsletter era l’obiettivo principale. Non volevo più parlare di prodotti a potenziali clienti, non solo perché mi leggono in quindici ma soprattutto perché non sopporto più io, quel tipo di newsletter. Allora ho studiato un modo per parlare di scrittura e di me, di idee ed esperienze, di cultura e tradizione, di strumenti e materiali, di sensazioni e sentimenti. Ho deciso di raccontare, prima che proporre. Ci ho provato con la Newsletter n. 1/2020, pieno di ambizioni: da un gennaio di un nuovo decennio bisogna essere esigenti. Non so se ci sto riuscendo, sono ancora in fase di rodaggio con questo nuovo motore, ma dare del tu a chi mi legge mi fa sentire a casa. E basta questo, che in un ambiente come quello della calligrafia è già tanto, credetemi.

Non foste ancora iscritti, potreste farlo qui, ma pensateci bene, magari leggetevi prima gli ultimi capitoli della storia. Voglio lettori selezionati e veri, se lo meritano loro e me lo merito io per il tempo e la passione che investiamo in questa idea.

E dopo la newsletter, il sito di calligrafia

sito di calligrafia bellascrittura

Dicevo, raccontare storie nuove. Farlo in stanze vecchie era però frustrante, finiva per cambiare il tono di quello che dicevo; ho pensato allora, come corollario al buon proposito numero uno, di regalare una nuova pelle al sito di calligrafia Bella Scrittura. Il precedente lo scrissi riga per riga addirittura a partire dal 2014 (ci misi un po’, sono online seriamente dal 2016; qua il file human per i nerd); anche senza guardarsi troppo intorno si capisce che i tempi sono cambiati, e quelli del design web sono velocissimi.

In quegli anni il mio mestiere era il web designer, lavoravo in un’affermata agenzia che oggi, tra Milano e Citanò, avrà cinquanta dipendenti; sviluppavo front end per grandi brand e masticavo HTML/CSS/JS con PHP tutto il giorno tutti i giorni. Oggi no. Non che non mi piacesse quel lavoro, ma la vita non mi ha riservato mai stabilità. Sono nato col sole in gemelli.

Per il mio sito, a cavallo tra dicembre e gennaio, ho avuto l’intuizione: mi sono affidato a un template precompilato, da limitarmi ad applicare al sistema per fargli cambiare volto. Quanta ingenuità. Quasi mi sono commosso. Quando ho capito che qualsiasi template scegliessi avrei finito per riscriverlo da capo a piedi, rischiando di creare un mostro copia dell’esistente, ho alzato le mani rassegnato e abbandonato la strada. Sono fantastici questi temi fatti da altri pronti all’uso, se ti accontenti di come voleva lo sviluppatore che funzionassero; capito perché ci sono in giro una miriade di siti tutti uguali? Se devi personalizzare anche solo una riga di codice, meglio lasciar perdere. Io, di righe, ne avevo centinaia da correggere.

Tuttavia, piano piano, qualche ritocco al front end, sia nella struttura che nella funzione, lo sto applicando. Lo farò un po’ per volta, ma senza sosta, spero. Un cambiamento lento e graduale, che non sostituisca ma evolva l’esistente. Un po’ come la scrittura nei secoli: nessuna calligrafia ha sostituito la precedente, nella storia della scrittura, ma a quella si è appoggiata per andare più lontano. Eccolo il buono proposito numero due, curare un po’ di più anche l’aspetto online di Bella Scrittura.

Un aspetto (poco a poco) nuovo per Bella Scrittura

Non potevo che partire dalla tipografia, per cambiare aria al mio buon sito di calligrafia. Per i feticisti del genere, ho sostituito il carattere lineare, il bastone che avevo, con il Raleway di Google. Sempre di bastone si tratta, ma almeno qualche terminazione morbida e arrotondata me lo fa pesare meno; detto questo, sette decimi del sito sono comunque graziati. Sì, combatto da anni per mantenere i graziati a monitor. Se pensate che si leggano male provate a pensare a quanto poco leggete; e se invece leggete tanto chiedetevi che scelta tipografica avete fatto sul vostro eReader. E i monitor di oggi hanno una definizione che non dovrebbe nemmeno ricordarcelo, il periodo in cui si sceglieva il Verdana, per i siti. Non lo so perché scrissi in PTsans, allora, ma oggi mi dava la nausea con tutte quelle punte (ancora qui i nerd di prima? Ecco lo specimen).

Sistemata la tipografia, ho applicato la sezione aurea in home page in una sidebar per illustrare da subito chi sono e cosa faccio, oltre a dare suggerimenti per qualche social dove cerco e sfogo perversioni. Ho rimosso quel parallasse che faceva così terribilmente anni zero, fixato quella brutta funzione del cerca nel menu, ritoccato qua e là usabilità, navigabilità, interfaccia ed esperienze utente, e ammesso che ho solo iniziato un percorso che sarà luuungo.

Ma poi la newsletter la lascio invecchiare ingrassando? Me lo sono chiesto, certo. Stesso problema, stessa soluzione. Anche stesso processo, d’altra parte si sono mossi in parallelo, in questo inizio decennio. Ho provato un tema precompilato convinto che in quattro e quattro otto avrei avuto una mail fiammante performantissima. Una storia già sentita. Che illuso.

Personalizza quel campo, aggiungi quella riga, inserisci quella funzione, ritocca la tipografia, edita i campi e mi sono trovato in mano un prodotto praticamente identico al precedente, solo più ingombrante, e giorni di lavoro sprecati. Quindi, ancora una volta, nulla di fatto. Ho lasciato tutto com’era, accontentandomi di rivedere tutti i contenuti (e dimezzare il numero dei contatti, ho incaricato l’algoritmo di fare una bella pulizia per potermi sentire vicino ai “pochi che ascoltano i pochi che ascoltano in pochi”. La goccia scava la roccia, tuttavia, e pezzo pezzo cercherò, nei mesi, di dare un vestitino nuovo anche a questo servizio. Da qualche parte dovevo però pur partire.

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