La frustrazione porta sempre a trovare le vie d’uscita sbagliate. Questa quarantena, che nel mio caso, volente o nolente, dura da tanti anni, ci proibisce non solo di viaggiare ma anche solo di uscire di casa. La soluzione, sbagliata, che sperimentai a suo tempo era girare il mondo con street view. Google mi dava questa possibilità e, nei ritagli di tempo tra un foglio di stile e una query – questa storia nacque quando lavoravo come web designer – esploravo con l’omino le terre fotografate dall’auto del gigante di Mountain View.

Negli anni, una cinquantina di screenshot alla volta, sono arrivato a mettere assieme una decina di evasioni con street view. Per “essere ovunque possa dimenticarti dove sia veramente”: coordinate calpestate, o sognate, o nel cassetto, o emerse da link dimenticati, o semplicemente belle o brutte o per qualche imperscrutabile attivazione neurale meritevoli di impressione.

Cronologia delle posizioni di Google. Un 2019 movimentato (in confronto al 2020, purtroppo)

Ecco perché, nonostante oggi salga la preoccupazione in materia in vista di limitazioni alla riservatezza dei dati personali e degli spostamenti, adoro i servizi di geolocalizzazione dei dispositivi mobili e concedo volentieri a Google di raccogliere e gestire la mia cronologia delle posizioni geografiche.

Perché Google, poi, me le restituisce in una bella forma aggregata riassuntiva mensile e annuale.
Il riepilogo del 2019, compilato da Google ovviamente a fine anno, l’ho lasciato mesi nella mia posta in entrata. Inizialmente perché, ogni tanto, mi faceva piacere tornare a scorrerlo fantasticando sul 2020 appena iniziato. Poi perché, alla luce del lockdown, dovevo nutrire la malinconia per i tempi in cui non avevamo ancora ceduto libertà in cambio di paura.

Metà giro del mondo. Reale, non su Google, stavolta

Nel 2019 ho visitato 54 luoghi, per 25 città e 2 aree geografiche. In Italia, tralasciando la mia regione che compare come un’unica macchia rossa nella mappa, ho segnaposto di viaggi da nord a sud. Da Torino a Bassano del Grappa a Peschiera del Garda, da Ravenna a Bologna a Faenza, da Maranello a Carpi a Rimini, da Città di Castello a Firenze a Chianciano Terme a Spello. Poi Assisi, Roma, Ortona, Latina, Salerno, Paola. Inoltre un paio di viaggi nell’Europa meridionale, Barcellona, Malta e Creta.

Ho percorso a piedi 226 km in 54 ore, in auto 15.694 km in 364 ore. Nel 2019 ho viaggiato per una distanza totale di 20.365 km, che Google stima come il 50% del giro del mondo (e non sbaglia: la circonferenza della terra è di 40.075 km, mi dice lo stesso Google). Mi sono mosso per corsi di calligrafia, viaggi di piacere o di lavoro. Bei tempi.

Che devo dire, rinuncio volentieri alla mia privacy per questo servizio. Anzi, cerco anche di restituire quel poco che posso al sistema che tanto mi dà. Oltre al fatto che non basterebbe disattivare la cronologia delle posizioni per non essere più tracciati, e volessimo davvero tutelare la nostra privacy dovremmo buttare nel fuoco gli smartphone.

Casomai il problema è inverso, il problema è non avere abbastanza visibilità, perché dei miei spostamenti e dei miei dati a Google – e al prossimo, spero – importa veramente poco; sicuramente meno di quanto importi a me e a tanti altri come me renderli noti.

Il 2020 si è aperto con l’ultima posizione registrata fuori regione dal sistema da allora ad oggi. Bergamo. Al ritorno, era gennaio, abbiamo fronteggiato una lunga febbre da cavallo, ma di Coronavirus, allora, se ne parlava solo in riferimento alla Cina. Ma forse era già tra noi.

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