Il giardino in movimento è un’opera di Gilles Clément (Quodlibet, 2011), una guida per il giardiniere ma anche un trattato di filosofia della natura. A Matelica (MC), qualche mese fa, l’Associazione Scacco Matto ONLUS e Kindustria hanno preso questo testo come ispirazione per un progetto di recupero e riqualifica dei giardini pubblici “Libero Bigiaretti”.
Una serie di interventi hanno interessato una parte dei giardini, dalla creazione di un’area di allenamento calisthenics con attrezzi professionali alla messa a dimora di un’arena flora (un giardino sensoriale con nuovi percorsi tattili e pedonali), fino a un’opera di wall painting riqualificativo dei bagni pubblici.
Quest’ultima opera è stata affidata a me, dal concept all’esecuzione. L’inaugurazione dell’area si è svolta in un pomeriggio di eventi sabato 19 settembre 2020.
Il giardino in movimento. Il concept dell’opera
Insieme alle ragazze di Kindustria, per ridipingere i bagni pubblici abbiamo pensato un concept che si inserisse armonicamente nel contesto e rispettasse le linee dell’intervento. Giardino in movimento è infatti, anzitutto, un progetto di riqualificazione urbana di luoghi ad alta densità di frequentazione, che nelle nostre intenzioni colga l’occasione per lanciare un messaggio, oltre al figurare in sé come opera d’arte nella sua bellezza contemplativa.
Il soggetto adotta tematiche come la natura, i giardini, l’ambiente e il suo utilizzo consapevole e rispettoso da parte dell’uomo. Gli elementi protagonisti dell’opera sono, in ogni loro apparizione, declinazione di queste due direzioni: natura come ecosistema da valorizzare e tutelare e natura come espressione della volontà di chi quella natura abita di renderla un ambiente funzionale alla propria attività.
Le pareti delle due strutture dialogano tra loro attraverso testi tratti dall’opera Il giardino in movimento di Gilles Clément, con valenza grafica e decorativa da un lato, illustrativa e comunicativa dall’altro. Questo duplice significante si esprime in due direzioni: una calligrafica espressiva e l’altra testuale, tra loro collegate graficamente e simbolicamente, come tronco e foglie di un albero.
I due testi. Calligrafia e lettering
Edificio sud: Calligrafia
Le piante viaggiano. Le erbe, soprattutto. Si spostano in silenzio, come i venti. Non si può nulla contro il vento. Se si mietessero le nuvole, si sarebbe sorpresi di raccogliere sementi imprevedibili mescolate al loess, polveri fertili. Già nel cielo si disegnano paesaggi impensabili,
Questo brano è scritto in un moderno e leggibile stampato maiuscolo, con pennelli e vernici acriliche. Occupa buona parte della superficie disponibile, in un’impaginazione libera, attraverso un layout che rende movimentato il testo a richiamare il senso del brano e le intenzioni dell’autore (vento, nuvole, paesaggi), ma anche robusto e impattante.
Edificio nord: Lettering
Nessun giardino è soltanto quello che sembra
Questa frase è scritta, con vernici acriliche e pennelli, in forma di calligramma. Traendo ispirazione da forme e motivi del mondo vegetale, le lettere e le parole compongono graficamente degli elementi visivi floreali che richiamano il tema della natura e della vegetazione.
Un lettering maiuscolo, in caratteri latini, realizzato a mano, rende vivida la scrittura e conferisce difformità di tono al testo, che risulta informale, musicale, dinamico, narrativo ed evocativo.
Di giardini e giardinieri
Ho realizzato tutto il lavoro solo con un pennellaccio Pébéo da pochi millimetri, rastremando quello che potevo con una vernice acrilica viscosissima che ha fatto meraviglie su quella superficie così granulosa, ma miracoli non potevo chiederne.
Un lavoro faticoso, ma divertente. Non fosse stato per i vecchi che mi volteggiavano intorno lamentandosi di come stessi rovinando una struttura così bella bianca immacolata o intenti a capire come si usasse la fotocamera del telefono che avevano in mano per inviare documentate segnalazioni alle forze dell’ordine. O per la polizia municipale, intervenuta a verificare se – con quarant’anni e due figli alle tre di pomeriggio di un venerdì – stessi ponendo in essere atti vandalici alla proprietà pubblica. O per funzionari che mi guardavano in cagnesco, dubbiosi sulla liceità di quanto stessi facendo, come non l’avessero deliberata in giunta, una settimana prima, quell’opera.
In memoria di Cone
Ma quello che più mi è dispiaciuto è stato coprire un paio di throw up di Cone. Cone, all’anagrafe Matteo Fausto, era un writer di Matelica.
Più o meno eravamo coetanei, ci conoscemmo alla fine degli anni Novanta, quando si frequentavano gli stessi bar sul territorio e la stessa gente (pessimi bar e pessima gente, per specificare). Writer, nell’entroterra, eravamo uno per paese se andava bene e in qualche mese finimmo per conoscerci tutti. Addirittura a inventarci scazzi, per scimmiottare quello che immaginavamo fosse il writing ad alti livelli, come in USA. Ma alla fine, ovviamente, ci trovammo a dipingere assieme, a scambiarci mixtape, a ubriacarci.
Cone è morto pochi anni dopo.
Bellah Matte’, ormai siamo grandi, lo so che stavolta non te la sei presa.
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ma si parla di calligrafia in questi termini anche qui:
Quattro chiacchiere di calligrafia?
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